Un uomo che ha attraversato
in modo straordinario
l’intero Novecento

Dici Nino Tirinnanzi e non pensi solo a un grande pittore toscano che, a distanza di venti anni dalla sua morte, aspetta ancora di essere pienamente indagato e riconosciuto nel suo talento. La figura che viene incontro è quella di un uomo che partendo dal suo Chianti ha saputo aprirsi al mondo, assorbendone ogni stimolo e influenza; e ancora di un uomo che ha attraversato in modo straordinario l’intero Novecento, consentendo che il secolo fecondasse la sua creatività; un uomo che ha saputo coltivare amicizie con i poeti, gli scrittori, gli intellettuali e gli uomini di cinema che più ci hanno dato, tanto che la sua biografia può essere letta anche come uno straordinario racconto dell’arte e della cultura italiana. Per questo basterebbe forse leggere gli autori delle schede relative alle opere comprese in questo catalogo: nomi quali quelli di Carlo Emilio Gadda, Mario Luzi, Carlo Betocchi, Aldo Palazzeschi, Carlo Ludovico Ragghianti, Mario Tobino, Carlo Bo, Enzo Siciliano, solo per citare i primi che mi balzano agli occhi. Senza dimenticare certo la storia di tutta una vita, segnata da un’infinita sequenza di incontri e scoperte. Da Giotto e i grandi del Rinascimento toscano a Ottone Rosai; dai frequentatori delle Giubbe Rosse di Firenze agli intellettuali del Caffè Greco a Roma; dai paesaggi toscani alle fascinazioni del lontano Oriente. Amico di Vasco Pratolini – «San Frediano diventerà il tuo parco giochi prediletto», gli dirà una volta; amico di Eugenio Montale, che gli dedicherà parole importanti nel catalogo della mostra fiorentina del 1974, pochi mesi prima del Nobel; amico di Pier Paolo Pasolini, frequentato fino alla vigilia dell’assassinio, che così poteva assicurargli: «Ora dipingi come vivi e vivi come dipingi». Per dire solo di loro, sorvolando su tanti altri, da Franco Zeffirelli ad Alberto Moravia, da Anna Magnani ad Elsa Morante. Mi piace sottolineare questa parola, amicizia. Non è casuale, non è secondaria, nel percorso di Nino Tirinnanzi. Anche al di là delle sue riconosciute qualità umane. Siamo di fronte a una figura che grazie alla sua disponibilità all’incontro e al confronto ha saputo far crescere la sua arte. Da molti ha assimilato, Nino Tirinnanzi, per rielaborare e trovare una strada tutta sua. «Tante vite e infine una», è il titolo che Giovanni Faccenda, richiamando una poesia di Montale, dà all’introduzione a questo catalogo. Un titolo che dice molto, che richiama una intensità, una molteplicità di vita, capace poi di farsi presenza originale e riconoscibile. Quella di Nino Tirinnanzi è la storia di un grande toscano che viene giustamente tributato dalla sua Toscana con questa importante mostra a Palazzo Sacrati Strozzi, evento reso possibile grazie agli eredi del Maestro e alla solita grande passione di Giovanni Faccenda.

Eugenio Giani

Presidente della Regione Toscana