Nino Tirinnanzi nasce a Greve in Chianti, amena località della provincia di Firenze, l’11 agosto 1923.

Di famiglia benestante, fin dalla prima infanzia ha quale guida umana e culturale lo scrittore Domenico Giuliotti. Iscritto all’Istituto d’Arte di Firenze, vi studia fino all’ottobre 1936, anno in cui conosce Ottone Rosai, di cui sceglie di diventare allievo.

Insieme al suo maestro, ancora adolescente, frequenta i due celebri ritrovi fiorentini di poeti, scrittori e intellettuali, «Paszkowski» e «Le Giubbe Rosse», ove ha modo di incontrare, fra gli altri, Montale, Gadda, Palazzeschi, Landolfi, Luzi, Vittorini, Gatto, Pratolini, Ungaretti e Quasimodo.

Con lo scoppio della seconda Guerra Mondiale, viene chiamato alle armi e inviato a Rodi. Durante l’occupazione tedesca dell’isola fugge in Turchia, si sposta successivamente in Siria, Libano e Palestina, fermandosi infine in Egitto, dove ha modo di riprendere il lavoro sospeso per lungo tempo, prima di rimpatriare, finalmente, nel 1946.

Da allora, riconoscimenti e successi, nel campo della pittura e del disegno, lo gratificheranno ininterrottamente ovunque. Tirinnanzi viene invitato più volte alle massime rassegne pubbliche: dalla Biennale di Venezia alla Quadriennale di Roma al premio “Fiorino” di Firenze.

Del suo lungo soggiorno romano, fra il 1957 e il 1975, sono i legami con Sandro Penna, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Elsa Morante, Franco Zeffirelli, Alberto Sordi, Anna Magnani, nonché i rapporti con molti rinomati protagonisti di quel periodo che sono soliti riunirsi, al pomeriggio o alla sera, al «Caffè Greco». Per molte estati, presso la sua dimora a Forte dei Marmi, ha come illustre ospite quotidiano Eugenio Montale, amico fraterno fin dalla giovinezza. A un viaggio a Londra, sul finire degli anni Sessanta, deve l’incontro con Francis Bacon; si svolge invece a Palermo, nel 1980, quello con Madre Teresa di Calcutta.

Muore a Greve in Chianti il 9 dicembre 2002.

Dopo la sua scomparsa, alcune importanti pubblicazioni e mostre retrospettive ne hanno degnamente ricordato l’opera e la figura. Fra quest’ultime si ricordano quella a Firenze, nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio (2006); a Roma, presso il Chiostro del Bramante (2014); e ancora a Firenze, a Palazzo Pitti, in occasione della presentazione del primo volume del Catalogo Generale Ragionato delle Opere (2015).